Il 2018 porta buone notizie per le PMI che vogliono imboccare la strada della trasformazione digitale del sistema produttivo: si concretizza il primo passo per la realizzazione dei competence center, i centri di competenza ad alta specializzazione, previsti dal piano Industria 4.0 del Governo, che favoriranno l’incontro tra il mondo della ricerca e le imprese. Il competence center sarà “un polo di innovazione costituito, secondo il modello di partenariato pubblico-privato, da almeno un organismo di ricerca e da una o più imprese”, con una partecipazione non superiore al 50% dei partner pubblici. E’ questa la definizione che si legge nel provvedimento congiunto firmato dai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia, che entrerà in vigore il prossimo 24 gennaio.
Ora bisognerà selezionare le Università, candidate alla guida di questi centri, le quali dovranno scegliere le imprese partner, per arrivare poi allo step finale: il bando di gara del Mise che individuerà i poli tra pubblico e privato. Ogni polo avrà a disposizione un importo massimo di 7,5 milioni di euro per le spese di costituzione e per avviare l’attività, oltre a 200 mila euro per ciascun progetto. Saranno l’omologo dei Fraunhofer tedeschi e avranno la caratteristica di nascere e vivere accanto alle imprese del territorio. Come in Germania, potranno fornire alle imprese soluzioni tagliate su misura sulle esigenze produttive essendo parte del distretto, del territorio, della filiera corta di cui sono emanazione. Complessivamente, sono disponibili 40 milioni di euro, tra i 20 milioni stanziati per il 2017, i 10 milioni per il 2018, a cui dovrebbero aggiungersi ulteriori 10 milioni. Le attività principali dei competence center riguardano: l’orientamento alle imprese, in particolare Pmi, sui temi della digitalizzazione; la formazione, al fine di promuovere e diffondere le competenze in ambito Industria 4.0; l’attuazione dei progetti di innovazione e ricerca proposti dalle imprese e fornitura di servizi di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0. Complessivamente dovrebbero nascere 6-8 poli in tutta Italia. Tra le università candidate, ci sono i Politecnici di Milano Torino e Bari, la Scuola Sant’Anna di Pisa, le Università di Bologna, laFederico II di Napoli e la rete delle Università del Triveneto. E’ nei fatti l’unico atto autenticamente di politica industriale degli ultimi venti anni. Industria 4.0 ha consentito, e consentirà, alle imprese italiane di riattivare il circolo virtuoso degli investimenti in innovazione e ricerca. Grazie a un robusto meccanismo di sgravi fiscali – superammortamento al 250% degli investimenti in macchinari digitali e 130% di ammortamento per le attrezzature tradizionali – le imprese hanno messo a bilancio nell’ultimo anno acquisti di robot per circa 17 miliardi di euro è stato attivato il rinnovamento di attrezzature avviate all’obsolescenza ed è stata innescata una mutazione produttiva che cambierà il volto dell’industria italiana. Con acquisti made in Italy. Un’operazione che sta spingendo la crescita della produzione industriale verso il 4% e del Pil tra l’1,5 e il 2% e che compenserà con le maggiori entrate fiscali i mancati introiti dovuti agli incentivi. La fine degli aiuti, prevista per il 2020, lascerà quindi in eredità al Paese un sistema industriale più moderno e tecnologicamente avanzato.
Le funzioni che dovranno espletare questi centri di eccellenza, descritti nel piano Industria 4.0 sono:
a) orientamento alle imprese fornendo tra l’altro una serie di strumenti necessari per la valutazione del grado di conoscenze sul mondo tecnologico ed innovativo da parte delle PMI
b) formazione diretta alle imprese sia con corsi in aula che come supporto su casi specifici individuati dalle imprese stesse.
c) attuazione di progetti specifici di innovazione e ricerca sperimentale in stretta collaborazione con le imprese ed Industrie che ne faranno richiesta.
Centri di Competenza che svolgono quindi un ruolo fondamentale e strategico nel piano industria 4.0 un ruolo strategico che hanno lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico e la formazione sulle tecnologie avanzate e quindi di fare da collegamento finalmente efficace tra scuola-Università con il mondo del lavoro.
L’evoluzione del mercato del lavoro, delle industrie e delle imprese che vogliono rinnovarsi passa necessariamente per la scuola.